La crisi del mondo del calcio dilettantistico è sempre più profonda. Covid-19, mancati introiti, sponsor e scuole calcio, una realtà che non può essere abbandonata al suo destino.
Il Milan guida la classifica e attende il rientro di Ibra. L’Inter prova l’aggancio e una Juventus ballerina insegue. Mentre la Serie A affolla (o si assembra, visto il periodo) i quotidiani sportivi nazionali, esiste un calcio di cui non si parla mai. È quello dilettantistico, la lega dimenticata. Forse è meglio dire esisteva, perché non si sa come e se uscirà dal lungo periodo di stop dovuto alla pandemia.
Il Covid-19 è stata la mazzata definitiva per un mondo formato da 65 mila squadre ed un milione di tesserati. È una realtà che non si sofferma solo ai semplici aspetti sportivi ed economici, che stanno diventando sempre più prevalenti. Il calcio dilettantistico svolge soprattutto un ruolo sociale, di aggregazione e di formazione dei giovani. È una macchina che nonostante tutti i guasti si è sempre mantenuta in movimento. Ma ora si è fermata e il rischio è che possa non ripartire più.

Da quasi un anno Eccellenza, Promozione, Prima, Seconda e Terza categoria non scendono in campo. Tutto il movimento vive una crisi profonda da anni, che le necessità dell’emergenza sanitaria di questi mesi hanno contribuito ad aggravare. Già nell’aprile scorso il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia aveva avvertito che il rischio reale era la scomparsa del 30% delle società calcistiche. Da 12 mila realtà si potrebbe passare a meno di 9 mila. E con la riduzione delle società saranno inevitabili tagli ai settori giovanili, nei quali crescono e sbocciano i talenti azzurri del futuro.
Con il calcio dilettantistico a rischio, corre gravi pericoli l’intero sistema nazionale. Le scuole calcio hanno subito l’impatto della pandemia, con perdite di introiti considerevoli se si considera che la quota d’iscrizione media annuale è di 300 euro. In molte società le entrate del settore giovanile vanno a finanziare le attività della prima squadra, con un notevole calo della liquidità disponibile. In Eccellenza e Promozione, i mancati ricavi dei botteghini che sono rimasti chiusi assieme alle calde curve degli stadi hanno costretto le società a rivedere i loro bilanci annuali, sui quali incidono anche la riduzione degli investimenti e le difficoltà economiche degli sponsor.