È lui il più giovane di Euro 2020. La nazionale polacca cerca un nuovo talento a cui affidare i propri sogni. Tra i professionisti da quando aveva 15 anni, è una mezzala di grande intensità che garantisce fantasia e tecnica
Euro 2020 è già iniziato da un paio di giorni, ma la nazionale inglese non era ancora scesa in campo. Sono le 15:00 quando il fischietto italiano di Daniele Orsato dice che si può iniziare: nello stadio di Wembley, dove l’11 luglio di disputerà la finale del torneo, l’Inghilterra sfida la Croazia vicecampione del mondo. Gli occhi degli spettatori sono attenti a cogliere ogni dettaglio delle giocate dei propri beniamini. Due formazioni profondamente diverse: la prima ricca di giovani talenti che cercano di dialogare con i più esperti, la seconda che non riesce ad allontanarsi dall’impresa del 2018. Mason Mount ha appena 22 anni, ma ha già vinto da protagonista una Champions League con la maglia del Chelsea battendo proprio il suo connazionale Phil Foden, che di anni ne ha appena 21. Tuttavia, le telecamere non si accontentano. Vanno alla ricerca di un giovane ancora più giovane. E lo trovano seduto in panchina. Eccolo là: Jude Bellingham, centrocampista classe 2003 strappato alla sua culla di Birmingham City dai tedeschi del Borussia Dortmund per 26 milioni di sterline. Il diciassettenne più pagato di sempre e il più giovane della rosa convocata da mister Gareth Southgate. Dettagli che fanno capire bene come la notevole attenzione mediatica che gli viene riservata sia alquanto motivata, e poco importa se contro la Croazia sia entrato solo al minuto 82 e contro i rivali scozzesi non abbia proprio indossato gli scarpini.

Quando una zona viene illuminata, un’altra resta in ombra. A volte, però, l’oscurità aiuta a crescere in serenità. 27 ore dopo la partita di Wembley, a circa 3mila chilometri di distanza un altro ragazzo sta guardando lo slovacco Milan Skriniar, con una dubbia coordinazione spalle-gambe, affondare la propria squadra. I colori sono gli stessi, la lingua è diversa: i biancorossi parlano il polacco e le loro fila non sono dello stesso livello tecnico di quello inglese, ma sperano nella loro stella Robert Lewandowski. L’Europeo non inizia nel migliore dei modi, ma solo cinque giorni dopo Le aquile bianche guidate da Paulo Sousa riescono a fermare le Furie Rosse di Luis Enrique, ripetendo l’impresa svedese della prima giornata. Al fischio finale, ancora una volta di Daniele Orsato, tra gli undici della Polonia c’è un ragazzino che cerca di recuperare il fiato dopo un’ottima prestazione. Il suo nome è Kacper Kozlowski che, essendo nato il 16 ottobre 2003, è il calciatore più giovane di Euro 2020 (Bellingham il 29 giugno).

Nato a Koszalin, sulle rive del Mar Baltico, Kacper ha la sua occasione nel 2013. A soli 11, con la maglia del Bałtyk Koszalin segna 26 gol in 20 presenze vincendo così il titolo di capocannoniere del Rewalandia, ovvero il torneo invernale in cui le migliori Academy polacche si sfidano facendo sfoggio dei propri talenti. Quel ragazzino cattura subito l’attenzione degli osservatori del Pogon Szczecin, che lo portano nella loro scuderia nel luglio 2016. «Quando è entrato nelle giovanili era molto sicuro di sé – ricordava Patryk Dabrowski, il tecnico delle giovanili del Pogon – È molto fiducioso, ma non arrogante e questo lo aiuta in campo. Non ha paura di dribblare o giocare in modo non accademico. Kacper non è così: sa di essere bravo». Ha iniziato ad allenarsi in prima squadra a 15 anni. Considerato da tempo uno dei più brillanti prospetti del Paese, ha compiuto un percorso lineare che lo ha portato a questo Europeo. Con la maglia della nazionale ha, infatti, collezionato presenze con l’Under 14 del Ct Bartłomieja Zalewski, con l’Under 15 e pure con l’Under 17 dove in 17 presenze ha segnato 6 gol. Poi Under 19 e Under 21, fino alla chiamata nella squadra maggiore nel marzo 2021. L’esordio porta la data del 27 marzo nella partita contro Andorra per le qualificazioni al Mondiale di Qatar 2022, diventando così il polacco più giovane a vestire la maglia della nazionale.
Nonostante questa sia forse la primavera più bella della sua vita, Kacper se l’è vista brutta nell’inverno dell’anno scorso. Il 10 gennaio 2020, mentre stava andando ad allenarsi con i compagni Żurawski, Kalenik e Wędrychowski, ha un incidente. Dei tre, è proprio lui ad avere la peggio rimediando una frattura al bacino e tre vertebre rotte. Il recupero non è stato facile, e ha previsto anche un busto da indossare giorno e notte. Tuttavia, il suo grande talento si accompagna ad altrettanta determinazione. «Non sono riuscito ad allenarmi per quasi sei mesi – ha raccontato in un’intervista – È stato un momento difficile della mia vita, ma mi concentro sul presente e non penso al passato. Mentalmente, per il futuro questo potrebbe aiutarmi».

Di base, Kacper è una mezzala che si può adattare anche da mediano. È dinamico e la sua fisicità gli permette di mantenere un’intensità elevata. La sua determinazione nel recuperare palla può far pensare al classico centrocampista difensivo che si limita ad appoggiare il pallone appena riconquistato al compagno più dotato tecnicamente. Non è così. Ha una notevole precisione in fase d’impostazione che, coordinata con un buon controllo della sfera, gli permette di far ripartire la propria squadra con rapidità. Le sue capacità balistiche e i giusti tempi d’inserimento sono i fattori che gli consentono di raggiungere a ogni stagione un buon numero di reti segnate. Il suo destro ben educato lo trasforma spesso in assist man e, a volte, in tiratore di calci piazzati.
Non sono pochi i top club che avevano già messo gli occhi su di lui, ed è facile credere come dopo Euro 2020 questi aumenteranno. In Inghilterra pare sia il Manchester United il più interessato, poi altre società tedesche e non mancano le italiane. Negli ultimi giorni della fase a gruppi degli europei, si susseguono notizie su Cagliari e Bologna che stanno facendo a gara per assicurarsi il giovane polacco già dalla prossima stagione. Non saranno allo stesso livello del Manchester United, ma potranno garantirgli spazio e occasioni per sbagliare. E crescere.